14/07/2003
Caetano Veloso: ‘Quella volta che fui arrestato a Roma...’
Il
Messaggero dedica una lunga intervista al musicista brasiliano Caetano Veloso
che, il prossimo 24 luglio, si esibirà a Roma. “Roma è una città bellissima: ebbi la stessa impressione anche la prima
volta che la visitai: anche se finii in prigione”, ha raccontato Veloso. “Era il 1970 e dovevo fare un provino per il
film di Zeffirelli “Fratello sole, Sorella luna”. I produttori avevano
pensato a me come San Francesco. Appena arrivati andammo a fare una passeggiata
con mia moglie e il mio manager verso la Fontana di Trevi. La polizia ci fermò,
chiese i documenti e, visto che non li avevamo, ci arrestarono. Non credevano
che li avevo lasciati all’hotel Excelsior: avevo l’aria troppo hippy, capelli
lunghi, non parlavo una parola d’italiano, sembravo una specie di drogato.
Passammo la notte in cella”. (Fonte: Il Messaggero)
Caetano Veloso: le canzoni come piccoli film
25/06/2010
Il 29 giugno parte da Sesto Fiorentino la tournée italiana del musicista
e cantautore brasiliano. Quattro date per presentare il suo ultimo album,
"Zii e zie".
Caetano
Veloso è come uno di quegli antichi cantori popolari che non mollano la presa
sulla realtà,
e nel tempo ha affinato uno sguardo che sa di lucida follia. Non sapeva se
dedicarsi al cinema o alla musica; ha risolto così: «Ho sempre immaginato le
mie canzoni come piccoli film». Nel 1970 era a Roma, Zeffirelli lo pensava come
il San Francesco di Fratello
Sole, Sorella Luna.
● Fu
arrestato a Fontana di Trevi, con moglie e manager al seguito, avevano lasciato
i documenti in hotel, i gendarmi non credevano che ragazzi così giovani - capelli
lunghi e un po’ trascurati, non una parola di italiano - potessero risiedere
all’Excelsior. Tempestive le scuse ufficiali del governo italiano, ma già
allora era deciso a voler prendere a calci i convenevoli, ancor più i
pregiudizi.
● Il suo
canzoniere è pieno di metafore, colmo di perle, incastonate in conchiglie dal
guscio d’oro come i tanti capolavori che ha composto in più di quarant’anni di
carriera.
Nel 1960, a diciotto anni, si stabilisce a Salvador, dove frequenta João
Gilberto («il mio vero maestro»), e si affaccia nel mondo della bossa nova. Non
pago, dà il via al processo di rinnovamento della tradizione musicale
brasiliana ala fine degli anni ’60 con una schiera di altri personaggi più o
meno noti, finendo per teorizzare il Tropicalismo, una proposta sonora
originale e cosmopolita, attenta a sottolineare il rapporto tra la musica e
altre discipline come il cinema, la poesia e l’arte. Insieme
a Gilberto Gil viene arrestato nel 1969 e finisce in esilio a Londra per un
paio di anni. Caetano interpreta con la padronanza dei giganti
del pop, ha un rapporto fisico con le sue canzoni, le domina, le controlla, le
infiamma con ugola vellutata.
● Caetano Veloso è in
Italia per quattro date a presentare il suo ultimo album, Zii e zie: il 29 giugno a Sesto Fiorentino,
il 16 luglio a Roma,
il 19 a Parma e
il 31 a Bard in provincia di
Aosta. L'abbiamo intervistato prima della sua tournée nel
nostro Paese.
Che tipo
di energia le comunicano i giovani?
«Quando abbiamo
inciso C’ê ho chiesto a Pedro Sa, amico d’infanzia di mio figlio
Moreno, di trovare il batterista e il bassista più idonei. Ha scelto musicisti
ancora più giovani di quanto lo sia lui ed ha avuto ragione. Cercavo qualcuno
in grado di esprimere i miei sentimenti contrastanti, che sapesse coniugare il
samba con le alchimie del rock. Musicalmente preparati, conoscono molte realtà,
dal jazz alla classica, frequentano le scuole di samba adorano le rock band
internazionali. Insomma, chi meglio di loro…».
Quali
insegnamenti ha passato a suo figlio?
«Ho cercato di
trasmettergli valori positivi, gli ho spiegato che maturare vuol dire essere
padrone del proprio destino. Noi decidiamo ciò che siamo sulla terra, per il
resto siamo nelle mani di Dio. Ho instaurato un rapporto di tipo giocoso con
lui, perché il gioco è la dimostrazione più limpida della realtà: è democratico
e prevede che il giocatore debba prendere qualche rischio per poter vincere».
Gran
polemica ha suscitato una sua canzone, A base de Guantánamo…
«Un giornalista mi
chiese se fossi antiamericano, se fosse una scusa per tornare a schierarmi
dalla parte di Cuba. Non è così, nel mio immaginario gli americani non sono
coloro che solitamente calpestano i diritti umani, è questo che mi ha
sconvolto, almeno quanto veder calpestare continuamente a Cuba i diritti umani.
Così anche Fidel Castro, dopo aver letto quell’intervista, si arrabbiò, mi ha
persino citato nella prefazione di un libro, scrivendo che mi sarei venduto
all’imperialismo. Si è espresso in modo ingiusto nei miei confronti. Gli ho spiegato
cosa abbia significato per me la rivoluzione cubana quando ero giovane e quanto
ancora abbia valore. Non dimentico mai i valori che la mossero e ancora oggi
per me rappresentano la storia vivente, la speranza, il sogno del nuovo, i miei
valori. Però la vita a Cuba così come è stata amministrata in tutti questi anni
non è un modello per me, penso che una società libera sia il futuro, è la base,
dobbiamo combattere per la libertà e la giustizia, non per contribuire
all’oppressione dell’essere umano».
Jornal da Paraíba
Sílvio Osias
4/10/2016
Caetano Veloso seria São Francisco no cinema,
mas Zeffirelli preferiu ator inglês
Quando
estava exilado em Londres, no início dos anos 1970, Caetano Veloso foi cogitado
para fazer o papel de São Francisco de Assis no filme Irmão Sol, Irmã Lua, de
Franco Zeffirelli.
A
ideia foi de Leslie Gould, que era ligado à Paramount. “Gould julgava que eu tinha a cara ideal para o papel”, conta
Caetano no livro de memórias Verdade Tropical.
O executivo queria que Caetano fizesse o papel de São Francisco e também
compusesse e cantasse as canções do filme.
Leslie
Gould levou Caetano Veloso a Roma para um encontro com Franco Zeffirelli, que
vinha de um grande sucesso de bilheteria com a sua versão de Romeu e Julieta.
Caetano
fala do encontro com Zeffirelli:
“O dono da casa nos
recebeu animadamente e foi logo pegando no meu rosto e examinando-o para
concluir que eu era parecidíssimo com Florinda Bolkan, a brasileira que estava
fazendo uma carreira de atriz na Itália. Mas já estava lá um garoto inglês de
olhos claros que faria o papel de São Francisco. Restou a conversa sobre
música”.
Ainda
Caetano:
“Eu ria por dentro
ao pensar que o cara da Paramount é que estava propondo um mulatinho brasileiro
magricelo para o papel de São Francisco, enquanto o diretor do filme queria um
inglês convencionalmente bonito e de olhos azuis”.
Irmão
Sol, Irmã Lua teve o inglês Graham Faulkner no papel de São Francisco, e as
músicas foram compostas e cantadas por Donovan.
La Repubblica
Spettacoli
Musica
Caetano Veloso, di
nuovo in tour nel nostro Paese, poi un progetto con i figli
05 maggio 2017
Caetano Veloso in Italia:
"Ma la prima volta sono finito in galera"
di GINO CASTALDO
Il tour: in concerto a Padova e Roma dove lo arrestarono
nel 1972. "Vorrei fare qualcosa in
Italia con i miei tre figli: un disco o un live. A giugno o luglio credo che
succederà”.
IL COLLEGAMENTO traballa, cade, riparte finché il
suadente sorriso di Caetano Veloso, incorniciato da un brillante ciuffo di
capelli bianchi, non appare stabilmente sullo schermo, via Skype, da Madrid
dove sta per esibirsi. «Ciao, come stai?», saluta in perfetto italiano, con
quella voce che ha incantato legioni di spettatori. Sta bene, porta i suoi 74
anni con trasognata leggerezza e parla con entusiasmo della sua nuova protetta,
Teresa Cristina: «Oh sì, lei è molto elegante, raffinata, canterà prima di me,
per circa mezz’ora, canterà vecchie canzoni di Cartola. Mi piace molto perché
riesce ad arrivare all’essenza naturale del samba».
Ma poi ci sarà lui (il 7 a Padova e il 9 al Teatro
Sistina di Roma) tornato a pensare la sua performance in solitario, voce e
chitarra, come ai vecchi tempi, come molti lo vogliono e hanno imparato ad
amarlo nel corso di questi anni, senza mai un cedimento, senza mai una caduta
di stile, perennemente innamorato della musica, della bellezza delle tante
lingue che riesce a pronunciare e cantare. «Non c’è nulla di programmato»,
racconta, «è semplicemente successo. L’anno scorso ero in tour con Gilberto Gil
e ovviamente cercavamo di cantare le canzoni più rilevanti per noi due, ora
cerco solo di non fare quelle stesse canzoni, ma mi è tornata voglia di
rileggere canzoni di diversi periodi, ho scoperto che alcune di quelle mi
piacciono oggi più di prima. Vado dovunque con la mia immaginazione, cambio
sempre, sera dopo sera, anche in conseguenza del luogo in cui mi trovo. In
fondo, viaggiamo per cantare…». Dice scoppiando a ridere, come se fosse
l’ultimo dei debuttanti costretto a farsi conoscere tappa dopo tappa.
Come sanno bene gli spettatori dei suoi concerti per il
mondo, sorpresi da dediche di ogni tipo, in Portogallo ci saranno canzoni
portoghesi, in Inghilterra e in Francia lo stesso e in Italia arriverà qualcosa
di speciale, come sempre, probabilmente l’unica canzone che Caetano ha scritto
in italiano, intitolata Michelangelo Antonioni, ma sicuramente non Luna Rossa
(«non la suono da troppo tempo, per farla devo esercitarmi, non parlo
napoletano e se devo farla professionalmente davanti al pubblico devo fare
pratica») a meno che in questi giorni non trovi il tempo, accogliendo la nostra
umile preghiera.
Da sempre con l’Italia c’è un rapporto privilegiato anche
se il primissimo rapporto col nostro paese fu pessimo: «Sì, è incredibile ma la
prima volta che arrivai a Roma mi hanno messo in prigione». In galera, ma com’è
possibile? Erano tempi duri, certo, Caetano era stato esiliato forzatamente a
Londra dalla dittatura brasiliana, ma perché in Italia? «Sì lo so, la storia è
piuttosto ridicola. Era il 1972, il mio manager inglese si era fissato con
l’idea che io dovessi stare nel film su San Francesco che stava preparando
Franco Zeffirelli. Mi portò di forza a Roma. Io ero ammirato, la prima volta a
Roma, volevo andare a vedere la fontana di Trevi, solo che l’hotel trattenne i
nostri passaporti. Andammo lo stesso, all’epoca avevo i capelli lunghi, ci
fermò la polizia e siccome non avevo documenti ci portarono dentro, me, mia
moglie Dedè e il mio manager ». Brutto inizio considerando anche che Zeffirelli
non capì il valore del giovane Caetano, né come attore, né come possibile
autore della colonna sonora. Ma in seguito le cose sono andate molto meglio.
Veloso, innamorato del cinema italiano, del paese, della
nostra musica, ci ha ripagato con dei concerti passati alla storia. Ma in
Brasile è molto di più, una leggenda vivente, adorata dal pubblico e spesso
indicato come un faro intellettuale artistico, appena al di sotto di quello che
Caetano considera il suo massimo ispiratore, ovvero João Gilberto, quello per
cui ha scritto un verso indimenticabile come “meglio del silenzio c’è solo
João” e col quale negli ultimi anni ha costruito un legame forte. «Sì, anche se
lui è molto poco sociale, come sempre, vive da recluso, vede pochissima gente,
ha 86 anni e ha avuto un figlio da poco. Ma lui è João, può fare tutto quello
che vuole». E ora, cosa c’è nell’immediato futuro? «La mia idea ora è quella di
fare qualcosa con tutti e tre i miei figli, un disco e un concerto, sono tutti
legati alla musica, scrivono, suonano e credo che a giugno o luglio succederà,
saremo tutti e quattro sul palco, insieme, per la prima volta».
BAHIA
NOTICÍAS
Quinta,
11 de Maio de 2017.
Caetano revela ter
sido preso na Itália na primeira vez que esteve no país
por
Jamile Amine
Foto:
Marcos Hermes / Divulgação
|
Antes
de se apresentar nas cidades de Padova e Roma, no último fim de semana, Caetano
Veloso revelou ter sido preso na primeira vez que esteve na Itália. “É incrível, mas a primeira vez que
cheguei em Roma me colocaram na prisão”, contou o artista baiano ao jornal
ao jornal La Repubblica. “A história é bastante ridícula. Era 1972,
meu empresário inglês estava fixado na ideia de que eu deveria participar do
filme sobre São Francisco, que Franco Zeffirelli estava preparando. Ele me
levou à força a Roma. Eu estava admirado, a primeira vez em Roma, queria sair
para ver a Fontana de Trevi, só que o hotel reteve nossos passaportes. Saímos
assim mesmo, na época eu tinha cabelo longo, e aí a polícia nos parou e como eu
não tinha documentos levaram a mim, minha mulher Dedé e o meu empresário”,
lembrou Caetano.
1971
Revista
Manchete
21
de agosto de 1971 - n° 1009
Bloch
Editores
Capa: Florinda Bolkan
[Caetano Veloso, Verdade Tropical, 1997,
1ª reimpressão, p. 458-9]
". . .
Leslie
Gould, o chefe de Mace na Famous Records, me chamou para conversarmos e, para
minha surpresa, começou a referir-se ao que ele dizia ser minha beleza física.
Me olhava de frente, depois de perfil e - sem nada que indicasse interesse
sexual - parecia feliz por confirmar uma opinião. Ele estava apenas agindo como
um executivo de empresa interessado num projeto para o qual me supunha útil.
Era ofilme que Zeffirelli iria começar a rodar sobre são Francisco de Assis, Irmão Sol, irmã Lua. Gould julgava que
eu tinha a cara ideal para o papel - e isso servia aos propósitos da gravadora
em relação a mim. Queria que eu fizesse as canções para o filme (na verdade
Donovan já tinha feito várias, mas eles queriam mudar isso), cantasse-as, e
fizesse o papel do santo. Eu mal podia crer que tudo isso fosse a sério. Mas
pouco tempo depois estávamos embarcando para Roma - Dedé, Guilherme e eu - ao
lado de Gould. Depois de uma primeira noite assombrosa (deslumbrados com Roma,
que não conhecíamos, Dedé e eu fomos com Guilherme à fonte de Trevi e ali,
certamente por causa do meu cabelo grande, policiais nos prenderam, pois o
Hotel Excelsior da via Veneto tinha retido nossos passaportes por algumas
horas, como é de praxe na Itália: só fomos soltos ao nascer do dia), fomos à casa
de Zeffirelli na via Ápia. Era uma mansão impressionante, cheia de esculturas e
peças bonitas, obras de arte e mobílias fantásticas, mas tudo parecia um tanto
artificioso. O dono da casa nos recebeu animadamente e foi logo pegando no meu
rosto e examinando-o para concluir que eu era parecidíssimo com Florinda
Bolkan, a brasileira que estava fazendo uma carreira de atriz na Itália. Mas já
estava lá um garoto inglês de olhos claros que faria o papel de são Francisco.
Restou a conversa sobre a música. Zeffirelli pediu que eu cantasse qualquer
coisa ao violão. Cantei o samba ''Escurinho", de Geraldo Pereira. Ele
comentou alguma coisa sobre uma canção de Erasmo e Roberto Carlos que tinha
ganho uma versão italiana e que ele achava parecida com "La paloma".
Não era. Ou o era tanto quanto eu sou parecido com Florinda Bolkan. De algum
modo ficou decidido que eu cantaria as canções de Donovan e comporia as
restantes. Eu ria por dentro ao pensar que o cara da Paramount (Gould) é que
estava propondo um mulatinho brasileiro magricelo para o papel de são
Francisco, enquanto o diretor do filme queria um inglês convencionalmente
bonito e de olhos azuis. Voltamos para Londres com as canções de Donovan numa
fita. Cheguei a fazer uma primeira gravação de "Brother Sun and sister
Moon", mas vim ao Brasil nesse meio tempo.
João
Gilberto ligou tarde da noite. Estávamos em nosso apartamento de Notting Hill
Gate. A princípio não acreditamos que fosse ele realmente, mas logo percebemos
que era verdade. Ele me chamava para juntar-me a ele e a Gal num especial de tv
que já estava sendo rodado em São Paulo.
. . ."
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