PERSONAGGI
Caetano Veloso: «Non volevo figli, adesso suono con loro»
La voce più famosa e intensa del Brasile realizza il suo sogno: al
centro dello show «Ofertorio» ci sono la famiglia e i sentimenti. A luglio
saràin Italia con 4 date
Di Barbara Visentin
25 maggio 2018
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Foto:
Ney Coelho
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«Per favore, non cantare». Nessuno si sognerebbe di
chiedere una cosa del genere a Caetano Veloso, la voce più struggente ed
intensa del Brasile. Tranne uno dei suoi figli che, da piccolo, lo implorava di
smettere. «Quando erano bambini li
addormentavo cantando — ricorda il grande cantautore — ma al più piccolo, Tom, non piaceva proprio. Sembrava non avesse
interesse per la musica».
Poi
le cose sono cambiate, al punto che Veloso, 75 anni, ora celebra l’amore
filiale con «Ofertorio», un tour acustico insieme ai suoi
tre figli maschi Moreno (45 anni), Zeca (26 anni) e, appunto, Tom (21 anni): «Da tempo sognavo uno show con i miei
ragazzi, visto che un po’ alla volta tutti e tre hanno iniziato a lavorare con
la musica. Finalmente è arrivato il momento».
Lo
spettacolo farà tappa in Italia, per quattro date, dal 13 al 21 luglio e unisce in scaletta classici di Veloso, come «Reconvexo» e «O
Leãozinho», a composizioni dei figli. Prima di tutto, però, si tratta di un
concerto «che parla di famiglia e sentimenti: quasi un momento religioso».
Tra
i fondatori del Tropicalismo insieme all’amico Gilberto Gil, Veloso riconduce agli anni del regime militare brasiliano il nascere
del suo desiderio di paternità: «A 27-28
anni ero sicuro di non volere figli, ma poi, quando io e Gil siamo stati
mandati in esilio a Londra, il Brasile mi mancava tantissimo. Quando, nel 1971,
ho saputo di poterci tornare, mi sono sentito così vivo che ho voluto un
figlio. Ero esattamente come una donna che all’improvviso sente il bisogno di
rimanere incinta. E se mia moglie non avesse accettato, l’avrei fatto con
un’altra donna: la nascita del mio primogenito ha segnato il momento più
importante della mia vita».
Vicende
personali e storia politica del Brasile si intrecciano continuamente nella lunga carriera artistica di Veloso che, pur non
scendendo in campo come Gil, ministro della cultura durante il governo dell’ex
presidente Lula, segue da vicino l’attualità: «La parola chiave del Brasile di oggi? Confusione. Vedere Lula in
carcere è triste perché rimane il politico più amato dalla gente».
Nell’incertezza che precede le elezioni del prossimo autunno, Veloso individua «alcuni candidati molto buoni di estrema
sinistra» e cita Marina Silva, Guilherme Bouolos, Manuela D’Ávila. «Il mio candidato però è Ciro Gomes -
precisa -. È l’unico che presenta un
programma economico coerente».
Della
politica italiana, invece, si limita a dire che è «difficile da capire» e preferisce soffermarsi sulle bellezze del Paese: «Sono innamorato dell’Italia. Di Milano mi
piacciono i musei e i tram, mi ricorda il film “Rocco e i suoi fratelli”. Adoro
Firenze, Venezia e Perugia. Ma la mia preferita è Roma. Muoio dalla voglia di
mostrare l’Italia ai miei figli. Sarà vera felicità».
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