Auditorium Parco della Musica, Roma. |
Caetano Veloso e Gilberto Gil, un secolo di
musica all’Auditorium
Da Giovanni Berti
Da Giovanni Berti
15 marzo 2016
Venerdì 6 maggio, con inizio alle ore 21, la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà il concerto di Caetano Veloso e Gilberto Gil. Due chitarre, due voci inconfondibili, nessuna band ad accompagnarli e una lunga storia da raccontare: i due straordinari musicisti brasiliani celebreranno anche sul prestigioso palco romano (unica data italiana del 2016) cinquant’anni d’amicizia e di carriera artistica.
Un incontro casuale a Salvador de Bahia negli Anni Sessanta, poi tante gioie e parecchi momenti difficili da condividere – la musica a far da denominatore comune, la stima reciproca che cresce, l’amicizia che si rafforza.
Nel 1968 – insieme a Tom Zé, Os Mutantes e Gal Costa – Gilberto Gil e Caetano Veloso pubblicano “Tropicalia: Ou Panis et Circensis“, che non solo è una magnifica alchimia di influenze musicali differenti (bossa nova, rock, folk, ritmi africani, musica sperimentale e fado), ma è anche il manifesto del tropicalismo, il movimento che in quel periodo oscuro della storia brasiliana stava per regalare a tutte le arti un nuovo afflato di libertà e di poesia.
Ma, si sa, la dittatura militare queste cose non le gradisce affatto, così i nostri due eroi – insieme a tanti altri – prima finiscono in galera per attività antigovernativa e poi sono costretti all’esilio londinese. Tornati in patria all’inizio degli Anni Settanta, seguono percorsi musicali differenti ma il loro sodalizio (umano, artistico e politico, i tre aspetti inevitabilmente si sovrappongono) è sancito per sempre.
Negli Anni Novanta i due cantautori si ritrovano ancora, sono di nuovo
insieme nelle tracce di un disco e sopra un palco. “Tropicalia 2”
(l’album e il tour che ne scaturisce) è l’occasione giusta per fare il punto
della situazione, per dipingere il ritratto del loro paese a quasi dieci anni
dalla fine della dittatura militare. Ingiustizia sociale, povertà diffusa,
distribuzione iniqua della ricchezza e una nuova speranza che coincide con il
rilancio del tropicalismo.
E ora, nell’Anno del Signore 2016, quando entrambi stanno per compiere 74 anni, eccoli ancora a ingaggiare discussioni infinite sulla scaletta da proporre al pubblico, eccoli di nuovo a incrociare le chitarre e regalar magie: sono due amici e si portano appresso un secolo di musica straordinaria. E la dittatura militare è morta da trent’anni…
Giovanni Berti
E ora, nell’Anno del Signore 2016, quando entrambi stanno per compiere 74 anni, eccoli ancora a ingaggiare discussioni infinite sulla scaletta da proporre al pubblico, eccoli di nuovo a incrociare le chitarre e regalar magie: sono due amici e si portano appresso un secolo di musica straordinaria. E la dittatura militare è morta da trent’anni…
Giovanni Berti
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Sala Santa Cecilia |
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Stefano Bollani |
Willem Dafoe |
7/5/2016 - Fontana de Trevi |
7/5/2016 - Coliseo |
7/5/2016 - Piazza Spagna |
Caetano e Gil Dois Amigos, Um
Século de Música a Roma
Giuseppe
Vigna
Iniziamo da un brano. È Nine
Out Of Ten di Caetano Veloso,
arriva quasi a metà dello show. Caetano lo incinse in Transa, il secondo
dei due album realizzati nell’esilio londinese, pubblicato nel 1972. La canzone
è tra le prime, (la prima?), in cui si parla del reggae, la nuova musica
appena sbarcata dalla Giamaica a Londra (Caetano canta “walk down Portobello
Road to the sound of reggae”). E’ cantata in inglese e in portoghese del
Brasile, anticipando quel cosmopolitismo culturale divenuto distintivo del
musicista di Santo Amaro, e il testo
è una delle più riuscite ispirazioni/riflessioni di Caetano sull’immaginario
pop. Nine Out Of Ten, “nove su dieci”, viene da un famoso spot
pubblicitario televisivo, popolare in quegli anni in Inghilterra come in
Italia, in cui si asseriva che nove stelle del cinema su dieci usavano una
certa saponetta. In Nine Out Of Ten Caetano invece canta che nove stelle
del cinema su dieci lo fanno piangere. Un brano emblematico nell’illustrare il
processo creativo di Caetano, “mi pare che l’abbia scelta Gil”, dice Caetano a
proposito della genesi del repertorio del loro concerto, e una scelta così naturale
di Gil offre il destro per stimolare una riflessione profonda, articolata.
Il nuovo incontro di Caetano e Gil
su un palcoscenico è nato per caso, grazie a un’intuizione felicissima di Ettore Caretta, agente e manager dei due, che,
accortosi della ricorrenza dei cinquanta anni di carriera per i due bahiani nel
2015, ha proposto loro di fare un tour. All’inizio Caetano era restio, lo ha
convinto Gil e dal luglio 2015 i due stanno girando con questo concerto
straordinario, prima l’Europa, poi il
Brasile, l’America Latina e gli Usa,
il Brasile ancora (concerto gratuito a Bahia!!) e di nuovo l’Europa. L’ultima
data venerdì scorso a Roma.
Il repertorio dello show,
deciso insieme da Caetano, Gil e dalla moglie di Gil, Flora, evita ogni celebrazione, parte dai
primi anni Settanta, dal ritorno di Caetano e Gil a Bahia dopo l’esilio
londinese, il brano d’apertura è Back In Bahia, e poi proprio come un
film il concerto scorre tra numerosi flashback, i primi successi, i
brani più famosi, i brani preferiti, alternando composizioni di entrambi
insieme a qualche omaggio, inevitabile, come quello a João Gilberto nella ripresa di É luxo só
(e in cui le due voci in maniera totalmente diversa e complementare evocano il
canto di João), e due canzoni non brasiliane Come Prima in italiano e Tres
Palabras in spagnolo. Ogni brano nel suo svolgersi evoca ricordi e
riflessioni ma, nello stesso tempo, le canzoni rimangono canzoni, leggere e
avvolgenti (“musica leggera”, detto all’italiana, è un termine che piace
moltissimo a Caetano) ed è impossibile partecipare al concerto senza cantare
dietro, a bassa voce, dall’inizio alla fine. Sul palco Gil e Caetano riescono a
dare il senso di quella che è ed è stata la loro relazione, un’amicizia e un
rispetto profondo (ad esempio fu Gil a convincere Caetano perché diventasse
musicista e cantante), e al posto del sentimento celebrativo, che tarpa ogni
stimolo creativo (nel rock, ad esempio, quale duetto potrebbe essere così
autorevole? Forse solo Bob Dylan e Van Morrison, ma con che esiti?), è un
concerto che illustra come due superstar possano essere umane e creative,
attente a dare solo il meglio, niente di tirato via.
Sampa e Terra di Caetano
sono emozionanti, suonano sempre più vissute e mature,
costantemente perfezionate, e
così Drão e Não tenho medo da morte che illustrano l’abilità di
Gil, tanto nel canto che alla chitarra, mai virtuoso o sopra le righe, ma
sempre più incredibilmente bravo. C’è anche un nuovo brano composto a quattro
mani, As Camélias do Quilombo do Leblon scritto nel corso del tour, è
bellissimo.
I due si alternano al canto e
sono sempre insieme sul palco anche quando è di scena l’altro (nel tour di Tropicália
2 invece si assentavano a vicenda); dall’apertura più pacata con le canzoni
di Caetano si passa al ritmo con i brani di Gil in crescendo e si arriva al
finale con una serie di bis in cui artisti e pubblico sono in completa
comunione, tutti ammaliati. Gil conclude cantando Everything is gonna be
alright dell’amato Bob Marley,
“andrà tutto bene”. E si va via dal concerto felici, sperando che davvero
questo sia possibile.
Giuseppe
Vigna, nato a Cosenza, vive e lavora a Trieste. E’ amico della musica e dei
musicisti, si occupa in particolare di jazz ed è attivo come organizzatore di
concerti e scrittore di cronache musicali. A Firenze ha collaborato con il
Musicus Concentus, con il Festival dei Popoli, con il quotidiano La Nazione. Ha
pubblicato due libri, uno su Caetano Veloso e una storia illustrata del jazz
per ragazzi. E’ autore di programmi radiofonici e collabora con la rivista
Musica Jazz.
VIGNA, Giuseppe. Caetano Veloso - La Luna e la Rosa [La vicenda di un protagonista della canzone brasiliana]. Tarab Edizione. Firenze. 1995. Pág. 92.
INDICE
- Introduzione 7
- Capitolo 1 9
- Capitolo 2 13
- Capitolo 3 17
- Capitolo 4 21
- Capitolo 5 29
- Capitolo 6 33
- Capitolo 7 45
- Capitolo 8 55
- Capitolo 9 65
- Capitolo 10 73
- Discografia 79
- Filmografia 87
- Bibliografia 89
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