Caetano, Moreno, Tom e Zeca
Veloso a Umbria Jazz 2018
di Giuseppe Vigna
a cura di Alessandro Manitto
31/07/2018
Fotos:
Elena Carminati
“Mia
madre è la mia voce”, dice Caetano Veloso cantando Genipapo Absoluto, e
il nuovo concerto a Umbria Jazz, in compagnia dei figli Moreno, Tom e Zeca, ne
è la conferma, con una proposta tutta incentrata sulla voce, sul timbro “di
famiglia”. Dona Canô, madre di Caetano, e di un’altra celebre cantante quale
Maria Bethânia, cantando per passione ha trasmesso ai figli l’amore per il
canto e un timbro unico: partendo da questa peculiarità Caetano in concerto con
i suoi figli illustra l’eredità naturale in una cronaca familiare ricca di
spunti e collegamenti.
Il canto come dote e passione dei Veloso chiama in causa
amici e familiari, per esempio nella ripresa di Alguem Cantando, che figurava in un disco
di Caetano cantata dalla sorella Nicinha, e ora affidata al falsetto del più giovane
Zeca che è più efficace di un esame del DNA a confermare la discendenza da
Caetano. Il continuo gioco di richiami e rimandi parte da Alegria, Alegria, il
primo successo di Veloso del 1967, e prosegue con una sequenza in cui affiorano
i ricordi del periodo di Tropicália e dei Doces Barbaros, in cui figuravano
Maria Bethânia, Gilberto Gil e Gal Costa, con un’emozionante ripresa di O Seu Amor, dove le
quattro voci sul palco si alternano in continue armonie; con i capolavori della
maturità A Tua Presença
Morena, Trem das cores, Oração Ao Tempo, che Caetano ha la gioia di
condividere con i suoi figli in un’atmosfera sonora sincera e intima, evitando
una celebrazione spettacolare, accompagnandosi solo con chitarre, un po’ di
tastiere e percussioni. Ognuno dei figli contribuisce al repertorio con un
brano o è il destinatario di uno dei brani composti da Caetano, così come non
mancano dediche alle loro madri, Dedé Gadelha, madre di Moreno, e Paula Lavigne
degli altri due.
La capacità di Caetano è di evocare e condividere così tanti
personaggi e ricordi, come un lungo racconto a cui i figli partecipano con
osservazioni e visioni personali. Nella scaletta dello show figurava un omaggio
diretto all’Italia, nella ripresa di Luna
Caprese, affidata a Moreno in ricordo del padre che cantava Luna Rossa, e sul finale Força Estranha, una profonda
riflessione sullo scorrere di tempo e vita che Caetano e figli hanno celebrato
insieme sul palco.
Caetano, Moreno, Zeca e Tom Veloso – Ofertório Ao
Vivo
di Giuseppe Vigna
a cura di Alessandro Manitto
24/07/2019
Caetano Veloso - Foto: Luca Brunetti |
Musart Festival, Firenze 19 luglio 2019
Il
fondale naturale del palco è strepitoso, la basilica della Santissima
Annunziata nell’omonima piazza fiorentina, sede della manifestazione Musart. La
scenografia è semplicissima: quattro sedie, chitarre acustiche, un piano e
basso elettrici, e, in alto, appesa alle spalle dei musicisti, una grossa
corda, che nella visione dell’artista e scenografo brasiliano Hélio Eichbauer
rappresenta un cordone ombelicale.
Caetano, Moreno, Zeca e Tom Veloso sono tornati in Italia con lo spettacolo Ofertório, una «celebrazione della riproduzione» – per usare le parole di Caetano, scandite in un italiano sempre più ricercato – che si serve di una messa in scena in cui la musica diviene identità e condivisione, un legame familiare profondo. Nella numerosa famiglia Veloso erano in molti a cantare (la madre Dona Canô e la sorella Maria Bethânia): ora l’eredità è trasmessa ai figli, vicini e presenti nella musica di Caetano.
Caetano Veloso - Foto: Luca Brunetti |
Il
concerto, nonostante si sia svolto di fronte a migliaia di persone, ha
mantenuto un’atmosfera raccolta e minimale, come se i quattro fossero a casa
del padre, a suonare di fronte a parenti e amici. E il repertorio racconta le
vicende di famiglia, chiama in causa Gilberto Gil, Gal Costa, Maria Bethânia
oltre alle madri dei figli di Caetano: la prima moglie Dedé Gadelha e la seconda,
Paula Lavigne. Il brano Ofertório,
che dà il titolo al concerto, è una dedica di Caetano alla madre, composta per
una messa che celebrò i suoi novant’anni e cantata nel corso dell’offertorio; Boas vindas, «benvenuto», è stata
scritta in occasione della nascita di Zeca; Um Canto
De Afoxé Para O Bloco Do Ilê è stata la prima collaborazione su
disco tra Caetano e un giovanissimo Moreno. Nell’avvicendarsi dei ricordi ne
affiora uno triste e recente, la scomparsa di João
Gilberto, e Caetano ha eseguito per lui Estate, brano di cui João era innamorato e che cantò e
rese un successo internazionale. Come lui, Caetano ha omesso l’ultimo verso,
«odio l’estate…», che secondo João era impossibile da pronunciare per un
brasiliano, Alla fine applausi, gioia ed emozioni sincere. Il prossimo 7 agosto
Caetano compirà 77 anni: lo show Ofertório
celebra tanti ricordi di una vicenda umana e artistica esemplare
nel corso del tempo, il tempo che il bahiano ha definito «il tamburo di tutti i
ritmi».
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